L'esperimento è stato generoso, e il tonfo clamoroso: Daily, il quotidiano di Murdoch che esce solo su iPad (e più tardi, troppo tardi è sbarcato anche su Android), chiuderà i battenti il 15 del mese, con milioni di perdite. Nato nel febbraio 2011, ha raggiunto 100 mila abbonati, troppo pochi per un colosso fatto da ben 120 persone tra giornalisti, grafici e amministrazione. Cos'è andato storto? I lettori di giornali online non mancano, solo in Italia (!) sono 6 milioni, e nei paesi anglosassoni, dove i quotidiani si leggono sul serio, il solo Daily Mail (niente a che vedere col Daily di Murdoch) ne ha quasi sette milioni.
Il fatto che il Daily fosse a pagamento, sia pure a prezzi popolari (39,99 dollari all'anno) non spiega affatto il crollo: pure quando era gratuito non convinceva i lettori, le cifre non ufficiali parlavano di appena 5 mila abbonamenti al momento del lancio, prima di diventare a pagamento, e 800 mila download al giorno: una miseria, per un prodotto di così alta qualità, curatissimo, fatto da professionisti di altissima levatura e con mezzi enormi.
A nostro avviso, l'insuccesso del quotidiano su tavoletta è strutturale, non dipende né dai lettori, né dai giornalisti né dal prezzo. Nel senso che il fallimento dell'esperimento mette in evidenza che un giornale su iPad riunisce i difetti della carta e dell'online, senza averne i pregi.
I giornali di carta hanno avuto tre secoli di storia per evolversi e arrivare alla forma in cui li conosciamo oggi, per successivi affinamenti, che li hanno resi il modo più pratico per offrire al pubblico più vasto possibile informazione statica: quando il giornale è chiuso in tipografia, stop, qualunque cosa succeda non si cambia più niente, e al lettore arriva la fotografia più o meno fedele di quello che è successo il giorno prima, con le spiegazioni degli esperti e i commenti degli opinionisti ad arricchire l'informazione e dare al lettore gli strumenti per leggere la realtà e farsi un opinione. Questo cercano, e trovano, i lettori dei quotidiani: un autorevole lavoro di selezione, ordinamento e analisi dei fatti che spieghi loro il significato della notizia.
Al contrario, i giornali online, o meglio, le edizioni online dei quotidiani di carta sono molto più destrutturati: come in un puzzle, gli eventi della giornata escono man mano che i fatti accadono, e compongono un mosaico di notizie che si evolvono man mano che emergono particolari. Sotto i nostri occhi, il senso della giornata emerge come un quadro, pennellata dopo pennellata; intanto le redazioni nel retrobottega "cucinano", come si dice in gergo, i servizi che alla chiusura della sera tireranno le somme della giornata, spiegheranno quel che va spiegato, commenteranno quel che va commentato e metteranno gli eventi in ordine, offrendo una chiave di lettura della realtà e dando un senso a quel che è successo. Questo cercano, e trovano, i lettori dei quotidiani online: la cronaca destrutturata e in tempo reale delle notizie.
Ecco perché carta e web stanno bene insieme, e l'uno non cannibalizza l'altro, almeno entro certi limiti, come ben dimostra questo grafico, in cui si vedono i lettori di carta e online dei maggiori quotidiani britannici (dati in milioni di lettori, la linea nera separa i lettori della carta da quelli online):
Il quotidiano su iPad non è né carne né pesce: è una pesante app da scaricare che costa soldi e banda, è scomodo da leggere come un sito web, specialmente sullo schermo piccolo dell'iPad (non parliamo poi dell'iPad mini, o peggio ancora degli smartphone), ma non ha la dinamicità dell'informazione in divenire del giornale online: le sue notizie sono statiche come quelle del quotidiano, ma non ha la praticità del giornale di carta, che pesa pochissimo, si arrotola e si piega, e quando non serve più lo si butta senza troppi pensieri.
Certo, il giornale su iPad ha un po' di multimedialità, qualche filmato, qualche infografica animata, un pizzico di interattività e a partire dalle sue notizie si può navigare per esplorare il mondo, ma evidentemente questo non è bastato a convincere i lettori, che l'hanno ignorato e hanno continuato a cercare le notizie di qualità sulla carta, e le cronache dinamiche in divenire sul web.
Inoltre, per sua natura una app è fuori dall'ecosistema dell'informazione che si va delineando: non essendo un sito, le notizie non possono essere "scoperte" googlando, le pagine non possono essere linkate su facebook o twittate agli amici, le pur interessantissime immagini e le infografiche non possono essere condivise su pinterest, e i commenti alle notizie restano chiuse nel giardinetto della app. Insomma, la partecipazione è molto limitata, e oggi il lettore non è solo un passivo fruitore della notizia, vuole partecipare, con la notizia ci vuole anche giocare. e questo col gelido, bellissimo daily era difficile se non impossibile.
Inoltre, per sua natura una app è fuori dall'ecosistema dell'informazione che si va delineando: non essendo un sito, le notizie non possono essere "scoperte" googlando, le pagine non possono essere linkate su facebook o twittate agli amici, le pur interessantissime immagini e le infografiche non possono essere condivise su pinterest, e i commenti alle notizie restano chiuse nel giardinetto della app. Insomma, la partecipazione è molto limitata, e oggi il lettore non è solo un passivo fruitore della notizia, vuole partecipare, con la notizia ci vuole anche giocare. e questo col gelido, bellissimo daily era difficile se non impossibile.
La App economy è tutto da inventare: è vero che c'è una App per tutto. Ma non è per nulla detto che per tutto basti una App.
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