Come ogni anno la scuola riapre e scoppiano le polemiche sul caro-libri. Una polemica vecchia come il mondo, da che Geppetto s’è dovuto vendere la giacca per comperare l’abbecedario a Pinocchio.
A dire il vero, oggi è una polemica un po’ gonfiata dai giornali; si legge persino di presunti aumenti del 20/30% all'anno da decenni, il che è palesemente assurdo per chiunque abbia un minimo di basi di calcolo combinatorio. Però è innegabile che i libri sono tanti da comprare tutti insieme, e una botta da 2-300 euro a famiglia in tempi di crisi è una bella stangata, a malapena calmierata dagli sconti che i supermercati e Amazon fanno sui libri di testo (15%-20% sul prezzo di copertina).
Da quest’anno, famiglie e studenti hanno un alleato in più: la legge obbliga gli editori a proporre le versioni digitali dei libri di testo. Il che si traduce in risparmi dell’ordine del 30% rispetto alla carta, oltre a un non trascurabile vantaggio sul peso degli zaini.
Ma spunta un nemico insidioso: il “bill divide”.
Niente ebook per i poveri
“Proprio le famiglie a basso reddito, le più colpite dalla crisi, sono quelle che hanno più difficoltà ad approfittare della digitalizzazione dei libri di testo. Per due ragioni: al ‘vecchio’ digital divide, cioè il fatto che non hanno in casa un tablet per leggere i libri e neppure una connessione a Internet per scaricarli, ora si aggiunge l’insidioso ‘bill divide’, cioè il fatto che non hanno la carta di credito. E i libri elettronici si comprano per lo più con la carta di credito” ci dice Luigi Orlotti, responsabile di Scuolabook.it per la società Hoplo Srl; Scuolabook è il è il principale portale italiano per l'editoria scolastica digitale, nato nel 2009 dall’associazione dei grandi editori di scolastica (Loescher, D’Anna, Zanichelli, RCS, Pearson, De Agostini) a cui si sono aggiunti decine di altri editori, grandi e piccoli: in pratica, tutti salvo Mondadori, che preferisce fare da sé. “Per questo, a partire dal primo settembre, abbiamo lanciato un’iniziativa per queste famiglie: gli studenti di una classe possono acquistare tutte insieme i libri necessari senza bisogno della carta di credito, basta un bonifico bancario” ci dice Orlotti.
Resta però il sacrificio dell’acquisto del tablet, che costa parecchio… anche perché al momento il software per leggere i libri di Scuolabook gira solo su iPad, che non è certo famoso per essere a buon mercato.
“Sì, ma entro pochi giorni, il tre settembre, rilasceremo anche la versione per Android. L’unico requisito, è che il reader hardware abbia un minimo di ampiezza dello schermo; il più piccolo supportato è quello da 4,8 pollici del cellulare Galaxy SIII. Sotto questa dimensione il libro di testo digitale non ha senso. Anche perché i vantaggi del digitale non stanno solo nel costo di acquisto - tra l’altro stiamo consigliando gli editori ad abbassare ulteriormente i prezzi del digitale rispetto al cartaceo, specialmente per acquisti cumulativi di licenze da parte di classi o interi istituti scolastici – ma anche e soprattutto nella maggior flessibilità; per esempio, mentre non è molto bello sottolineare oppure aggiungere note a margine a un libro di testo in carta, su quello digitale lo si può fare tranquillamente. Ma siamo solo all’inizio: oggi i libri di testo sono una versione ottimizzata del formato Pdf, ma i nostri reader software sono già pronti ai passi successivi, come il Pdf Plus, che permetterà anche di fare gli esercizi direttamente sul libro di testo ed avere immediatamente la verifica; e per il 2014-2015 il libro diventerà Liquid Book, un vero minisito interattivo e multimediale”.
Non sembra una grana da poco, digitalizzare la scuola italiana.
Orlotti ride. “Per gli editori, siamo quello che gli operai delle strade sono stati per la Fiat negli anni ’50: dobbiamo fare le autostrade, fare i ponti, fare gli svincoli per rendere moderno un settore agli inizi. È un lavoro gigantesco; noi oggi per fare i libri elettronici partiamo dai Pdf di stampa delle versioni cartacee, file estremamente pesanti e assolutamente inadatti a finire su un tablet. E li trasformiamo il libri accattivanti, interattivi, veloci anche su lettori a basso costo. Ma domani, e un domani davvero vicino, i libri di testo assomiglieranno molto poco ai loro antenati di carta; con la indicizzazione semantica dei contenuti, per esempio, i libri potranno essere modulari, e funzionare come aggregatori di contenuti, in modo che gli insegnanti potranno costruirsi il libro su misura, gli studenti avranno un potentissimo strumento per fare le loro ricerche e gli specialisti potranno attingere al lavoro dei colleghi per sviluppare testi nuovi, e tutto ciò nel pieno rispetto del copyright”.
A proposito di copyright, gli studenti potranno prestarsi i libri?
O magari venderseli a fine anno, come è sempre stato, da che Pinocchio s’è venduto l’abbecedario per andare a vedere le marionette?
“Sarebbe molto carino, e con il libro digitale si potrebbero anche cedere solo gli appunti, o tutto il libro con le note personali o il libro intonso. La tecnologia c’è, gli schemi di licenze pure, bisognerà vedere le politiche degli editori”.