Il quotidiano londinese tratteggia uno scenario delicato: secondo il columnist Robert Cookson, il recente merge tra Random House e Penguin Books, che ha fatto nascere la più grande casa editrice del mondo, tradisce una certa ansietà sulla profittabilità nel medio periodo dell'editoria digitale. Il nocciolo della questione è lo strapotere di Amazon, che negli Usa ha in mano il 25% del mercato del libro cartaceo, ma con gli ebook arriva al 60%. E in Inghilterra la percentuale è praticamente di monopolio, il 90% degli ebook passa attraverso Amazon, che di fatto stabilisce le regole del mercato, anche per quanto riguarda prezzi e promozioni.
Il consulente editoriale Mike Shatzkin in proposito ha le idee chiare: "Diventando giganti, Penguin e Random House hanno preso un forte potere negoziale. E il nocciolo del gioco sta tutto nel potere contrattuale verso i retailer". Il merge in effetti crea un colosso immane, si parla di un quarto dei libri in inglese pubblicati nel mondo. Tutto fa pensare che la mossa di Random e Penguin forzerà gli altri quattro giganti dell'editoria, Hachette, HarperCollins, Macmillan e Simon & Schuster a unirsi a loro volta, o comunque ad assorbire editori più piccoli.
Ma anche piccolo è bello
Che non è detto che ci stiano a farsi mangiare dai grossi, anche perché - argomentano alcuni - con l'emergere di nuovi grossi player, da Barnes & Noble a Google, da Apple ai supermercati Tesco, Amazon non potrà essere per sempre il monopolista. "Io non credo che grande sia sinonimo di meglio" dice Christopher Hamilton-Emery, un editore indipendente. "la cavalcata del digital publishing invece porterà a un'esplosione di piccoloi editori molto focalizzati e abituati a usare la tecnologioa per stabilire un dialogo con i loro lettori.
Intantyo nei paesi anglosassoni la crescita dell'ebook non si ferma: secondo l'associazione degli editori americani la crescita anche quest'anno è stata del 50%, e ormai nefgli Usa gli ebook sfiorano il 30% del mercato totale dei libri. A frenare l'entusiasmo degli editori nel buttarsi sui libri ditgitali c'è la paura di finire come l'industria discografica, che ha subito gravi danni per via della pirateria. ma d'altronde, scrive Cookson sul Financial Times, la crisi ha spinto molti editori a tagliare i costi di stampa e distribuzione affidando al digitale il loro catalogo, e visto che l'appetito vien mangiando, sperimentando in libri interattivi. Insomma, approfittare di un periodo in cui il loro business è più profittevole che mai.
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