domenica 18 novembre 2012

I tablet uccidono i giornali di carta, non il giornalismo di qualità

Un apparente paradosso sta sconvolgendo l'industria americana della carta: proprio mentre la gente chiede più notizie di qualità, e non ha nessuna intenzione di voler sostituire l'informazione professionale del quotidiano con quella dei blogger, i giornali chiudono e non riescono a fare profitti nell'epoca del tablet.
Il nocciolo della questione è che i lettori non hanno nessuna intenzione di pagare per l'informazione; da una ricerca Nielsen non proprio freschissima, si parla del marzo scorso, si vede che la gente che possiede un tablet, in Europa e negli Usa è ben disposta a pagare per scaricare musica (62%), i libri (58%), i film (51%) le riviste (41%) tv (41%) e radio (27%), lo sport (22%) ma delle notizie non vogliono sentire parlare, appena il 19% sarebbe disposto a pagarle

Fa specie vedere l'Italia in assoluta, surreale, strampalata controtendenza; da noi la gente (dice) di essere disposta a pagare per le notizie, il 44% nientemeno, e non ci crediamo nemmeno se ce lo giurano (anzi, manco se ci danno per davvero un penny per leggere i post di Pennyebook ci crediamo), mentre in compenso non vorrebbe pagare per niente altro, e a questo crediamo eccome. 
A parte l'anomalia italiana, con i tablet i quotidiani non sono mai stati così a portata di mano e così comodi da leggere, tanto che il Reynolds Journalism Institute ha scoperto l'acqua calda, cioè che il 63% di possessori di tablet e telefonini li usa anche per accedere alle notizie dei giornali online. Con un minimo tra chi ha solo lo smartphone (57% dei possessori legge notizie online) e un massimo tra chi ha l'iPad (ci legge le notizie l'84% dei possessori). Una differenza che giureremmo dipenda più dalla vista che non dalla voglia; leggere il giornale sull'iPad è piacevole, leggerlo sull'iPhone... beh, diciamo che bisogna essere ben motivati.

Bit e piombo
La questione è abbastanza chiara: la carta, almeno per le notizie dei quotidiani, non riesce a stare al passo con la dinamicità dell'informazione online. Tanto che ormai quando leggiamo un quotidiano di carta abbiamo la vaga sensazione di stare leggendo il giornale del giorno prima, con tutte le notizie vecchie. I quotidiani che sopravviveranno saranno quelli che riusciranno a trovare il modo di prosperare online, ma la cosa è più facile a dirsi che a farsi: il noto consulente Mark Donovan pontifica che  "Gli editori di giornali che capiscono come i tablet stanno trasformando il consumo di notizie saranno avvantaggiati per far leva su queste piattaforme non solo per offrire servizi in più agli abbonati ma anche per attrarre nuovi lettori".
Parole tanto eleganti quanto vuote, che dimostrano come nessuno abbia la minima idea di come farlo, questo indispensabile salto verso il quotidiano digitale. 

Li salverà la pubblicità?
Paradossalmente, non è grave se i lettori non sono disposti a pagare per le notizie; di fatto giornali e periodici vivono di pubblicità. Ma la pubblicità online crece, ma non riesce nemmeno lontanamente ad avvicinarsi al fatturato di quella di carta. Crescerà abbastanza in fretta da evitare l'ecatombe della stampa? Adobe tira l'acqua al suo mulino, e sponsorizza uno studio che dimostra come la pubblicità interattiva e multimediale coinvolge le èpersone molto più di quanto possa fare la pubblicità su carta, e quindi dovrebbe essere più efficace. Basterà questo a convincere i grandi investitori a spostare online i loro budget?




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