venerdì 23 novembre 2012

Gli stampatori contro l'ebook a scuola

Decine di migliaia di disoccupati senza una proroga al 2017 del decreto che introduce gli ebook nella scuola italiana. L'allarme lo lancia la Federazione della Filiera della Carta e della Grafica Italiana. E chiede di fermare le lancette dell'orologio, di bloccare per ben cinque anni la rivoluzione digitale nelle scuole. 

"Un’agenda digitale scolastica con tempi così ristretti non può essere motore di crescita" afferma Felice Rossini, Presidente della Federazione. "Le imprese italiane devono avere il tempo di fare le innovazioni necessarie nell’interesse dei cittadini, degli studenti e, quindi, del Paese. A questo proposito, la Federazione della Filiera della Carta e della Stampa chiede al Governo per il passaggio dell’editoria scolastica al digitale una proroga al 2017. Senza modifiche sono a rischio molte decine di migliaia dei 230.000 occupati dell’intera filiera produttiva, che rappresenta il 5% degli addetti del manifatturiero". 
E prosegue: "Sono allarmanti i dati che emergono anche dall’ultima indagine qualitativa del secondo e terzo trimestre 2012 condotta sulle imprese della Federazione soprattutto per chi opera nel mercato interno. La previsione di andamento del terzo trimestre 2012 rispetto al secondo vede una percentuale – tra il 55% e il 63% – di aziende che prevedono stabilità di un fatturato interno in fortissima flessione già nel secondo trimestre 2012". 
Le aziende cercano di resistere alla prolungata congiuntura negativa ma la CIG in crescita ha raggiunto un livello di 18,3 milioni di ore tra gennaio ed agosto 2012 rispetto ai 17,9 milioni di ore del 2010.

Gli stampatori esprimono anche dubbi sulla riduzione dei costi dei libri scolastici digitali: "Detta riduzione" dice Rossini "evidentemente non tiene conto dei costi della scuola nella loro totalità dalla spesa per carta a quella dei sistemi informativi, alla digitalizzazione degli archivi, e-book, lavagne elettroniche e dell’efficienza complessiva dell’intero sistema. Senza considerare i pregi della carta nei processi di apprendimento e, in particolare, per la memorizzazione, qualità che dovrebbero essere particolarmente apprezzate nella scuola. Senza dimenticare il ruolo della carta nell’accesso alle informazioni per chi non è nativo digitale. È per questo che la Federazione chiede che venga mantenuta l’opzione mista, ossia contenuti cartacei più alcune parti sul web, in modo da integrare i due mezzi cartaceo e digitale, al fine di ottimizzare il processo di formazione e apprendimento dello studente".

Cinque anni per far cosa?
Comprendiamo la preoccupazione degli addetti ai lavori, non dissimile dall'inquietudine che avranno provato gli amanuensi quando Gutemberg ha posto fine la loro tempo. Siamo d'accordo che la rivoluzione dell'ebook dovrebbe coinvolgere il più possibile la filiera del libro. Ma riteniamo che rallentare per legge la rivoluzione digitale nelle scuole non sia la strada per risolvere i problemi di un'industria destinata inevitabilmente a ridimensionarsi, non solo per questioni tecnologiche e sociali ma anche ambientali
Cercare di riportare indietro le lancette dell'orologio è sempre perdente. Se ormai negli Stati Uniti gli ebook sono il 30% dei libri venduti è solo questione di tempo perché questi numeri arrivino anche in Italia, e l'industria della carta sarà obbligata a trovare altre strade, a cominciare dal print on demand.
Fermando per cinque anni l'ebook si otterrebbe solo di far perdere altro terreno all'Italia moderna, quella connessa e digitale. E per avere cosa in cambio? Cosa pensa di fare l'industria della carta, se mai dovesse ottenere gli anni che chiede? 

3 commenti:

  1. Premetto: sono un libraio. Dunque, parte in causa. La filiera dell'editoria scolastica è così distribuita: editore-distributore-libraio. Il distributore è colui che guadagna di più, il libraio colui che guadagna di meno. L'articolo parla di digitalizzazione rallentata per legge: non mi pare esatto. Qui c'è una legge che vuole accelerarla. I librai non venderanno più i libri di testo, i distributori non li distribuiranno, gli editori guadagneranno tutto: ebbene, quest'anno, in quei casi di libri esclusivamente digitali, la riduzione dei costi di copertina è stata, mediamente, del 20%. A fronte di un abbattimento di circa il 60%. Chi ci guadagna? Appunto, gli editori. Come la Mondadori. Non mi pare casuale che la prima circolare ministeriale che parlò di digitalizzazione totale fu firmata Gelmini. Non solo: il (presunto) guadagno delle famiglie verrà succhiato dall'acquisto del tablet. Si dirà: se ne compra uno, e va bene per cinque anni. Proprio come un telefonino o un televisore, che dopo un anno appartengono alla preistoria. Si propone (o si proponeva): stanziamo dei fondi perché le famiglie acquistino i tablet. Domanda: perché non si sono mai stanziati dei fondi per acquistare libri di testo (se non per le famiglie a basso reddito)? Precisazione: non sono contrario alla digitalizzazione. Sono perché non venga indotta per legge: gli editori facciano gli editori, e decidano quale mezzo (o, più probabilmente, quale mix di mezzi) è più utile al vero obiettivo che dovrebbe avere un libro di testo, che non è quello di far guadagnare Berlusconi o i produttori di tablet, ma l'apprendimento. Anche perché, la storia della comunicazione dice che quando lo stato si è intrufolato nelle evoluzioni tecnologiche ha sempre e solo fatto pasticci.

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  2. Sicuramente la trasformazione digitale cambierà profondamente la filiera del libro, e secondo me è importante che la transazione sia fatta in modo da coinvolgere, e non tagliare fuori, la libreria che è il luogo dove libri e lettori si incontrano, e qualche proposta per quel che vale l'ho fatta (http://pennyebook.blogspot.it/2012/09/non-lasciamo-che-lebook-uccida-la.html).
    Detto ciò, l'ebook nella scuola non è un fatto di costi: è innegabile che gli ebook multimediali siano supporti didattici molto più potenti, flessibili e al passo coi tempi dei vecchi libri di testo. E oggi i ragazzi non possono permettersi di restare tagliato fuori dal mondo digitale, quindi un terminale per accedere ai contenuti digitali è fondamentale; che poi il reader debba essere garantito a tutti gli studenti è verissimo, ma per fortuna già ora stanno uscendo tablet sotto i cinquanta euro, se se lo possono permettere gli indiani possiamo permettercelo anche noi, tagli o non tagli.

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  3. Mi 'consenta': i ragazzi non sono fuori dal mondo digitale. Sanno usare i computer meglio dei loro insegnanti e hanno cellulari che costano 8 volte il mio. Lo sono non grazie alla scuola, che viaggia a velocità molto inferiore a loro. Ripeto: che la collettività debba garantirgli un tablet con i fondi pubblici quando non si è mai curata di garantire loro i testi scolastici mi pare assurdo oltre che sospetto. Già da quest'anno i testi scolastici sono multimediali. Tutti. Questa proposta nel decreto sviluppo mi pare, ripeto ancora una volta, più che sospetta.

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