sabato 3 novembre 2012

Dall'anno prossimo, alle superiori si studierà sull'ebook del professore

Con le nuove regole, inserite nel decreto legge sulla crescita in vigore da qualche giorno, finalmente anche i docenti italiani potranno fare quello che fanno da sempre quelli americani: potranno fare l'ebook di testo della loro materia e venderla agli studenti. Negli Stati Uniti, come si diceva è una prassi comune, tanto che Apple mette loro a disposizione gli strumenti per creare l'ebook interattivo in maniera facile e immediata, e sui manuali dei docenti fiorisce uno dei mercati più interessanti per l'ebook. Naturalmente tutti gli studenti dovranno avere necessariamente un tablet (un tablet, non un ereader; l'inchiostro intelligente non è adatto ai libri di testo, che hanno animazioni, filmati, suoni). Per prevenire le prevedibili lamentele di genitori con la vista corta, che lamenteranno che il tablet è troppo caro, senza pensare che risparmiano un sacco e che è fondamentale per i loro ragazzi non essere tagliati fuori dal mondo digitale, le scuole saranno anche obbligate a prestare i tablet a chi non se li può permettere.
Che l'ebook sia la via maestra per l'insegnamento di domani non c'è nessun dubbio. Eppure - nonostante la recente riforma che finalmente ha portato i bit nelle scuole - il sistema scolastico italiano non riesce proprio a liberarsi definitivamente della carta, che anche con gli ultimi ritocchi alla legge resta una possibilità concreta, per quanto sempre più anacronistica: dal prossimo anno le scuole superiori saranno finalmente obbligate ad adottare libri di testo completamente digitali. Ma c'è una scappatoia, resta aperta la possibilità di adottare libri in forma mista, anche se solo a patto che le appendici si possano acquistare in rete separatamente dai volumi base, senza doversi caricare una seconda volta la spesa. Insomma, la carta resta, anche se marginalizzata, e nonostante l'evidenza che il manuale di carta non può competere nella didattica moderna, che è fatta di strumenti interattivi, multimediali e dinamici. 

Il decreto legge fa anche saltare alcuni paletti voluti dalla Gelmini per cercare di combattere il caro libri: via il divieto per le scuole di adottare nuovi testi prima di sei anni, mentre le case editrici potranno tornare a variare anche prima di cinque anni il contenuto dei libri, per rimetterli sul mercato sotto forma di nuove edizioni. Per evitare il lievitare dei costi, le delibere di adozione dei testi da parte dei docenti saranno controllate da un collegio di revisori dei conti.

Peccato che non viene affrontato un nodo cruciale della digitalizzazione dei libri di testo, e cioè la possibilità di rivendere i manuali alla fine dell'anno. Senza un drm che restituisca ai ragazzi la libertà di fare il mercatino di fine anno, la rivoluzione digitale resterà a metà. E rischia di diventare una truffa: se io ho comperato il libro, allora è mio e lo devo poter vendere. Come ha fatto Pinocchio, perbacco. Se non lo posso vendere allora è un noleggio, e pretendo di pagare una cifra da noleggio. 


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