Se Amazon è stata a suo tempo criticata perché voleva tenere troppo basso il prezzo degli ebook (qualunque cosa sopra i 9,99 dollari non ci interessa, dicevano) adesso è Apple a finire nei guai, esattamente per la ragione opposta.
Secondo il Wall Street Journal, la commissione Europea e l'antitrust americana accusano Apple - insieme a cinque colossi editoriali (Simon & Schuster (CBS), Hachette (Lagardere), Penguin (del gruppo inglese Pearson), Verlagsgruppe Georg von Holtzbrinck GmbH (della tedesca MacMillan) e Harper Collins) starebbe facendo cartello per tenere alto il prezzo dei libri elettronici.
Il meccanismo starebbe in una clausola del contratto: Apple otterrebbe i libri da vendere con lo sconto del 30%, e nessuna libreria reale o virtuale, grande magazzino o altro può fare sconti superiori.
Pare che sia stato lo stesso Steve Jobs a volere la clausola, dicendo agli editori "Adottiamo il modello dell'agenzia: voi fissate il prezzo, noi ci prendiamo il 30%. Il consumatore pagherà un po' di più, ma dopotutto questo è quello che volete" (la fonte è il biografo ufficiale di Jobs, Walter Isaacson.
Insomma, un accordo sulla pelle dei lettori, che ora potrebbe ritorcersi contro i suoi ideatori: il Dipartimento di Giustizia, dice il Wall Street Journal, ritiene che Apple e gli editori hanno agito di concerto per rialzare i prezzi in tutta l'industria del linro elettronico (che mentre l'editoria tradizionale soffre, balza in avanti, raddoppiando il fatturato fino a sfiorare il miliardo di dollari nel 2011). E si prepara a trascinarli in tribunale, per violazioone sulla legge antitrust. Una eventualità che spaventa parecchio l'industria editoriale, che in caso di condanna prevede un brusco crollo dei prezzi degli ebook.
Il che non necessariamente sarebbe un male, dico io
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