Proposta shock degli editori americani: l'industria USA vorrebbe applicare l'occhio per occhio, dente per dente per combattere la pirateria, infilando malware potentissimo degli ebook e più in generale nei contenuti digitali illegali. Le proposte sono più degne di un incubo cyberpunk che per un'azione di polizia: si parla di inserire malware che accende la telecamera del computer del pirata (e magari del lettore che ha scaricato il testo) per immortalarlo, inserire virus nelle loro reti, persino tentare di distruggere il computer dell'hacker... e magari del malcapitato lettore che ha avuto solo la (pessima) idea di leggersi un libro risparmiando una manciata di dollari.
Non è il solito fake che gira su facebook: la sconcertante proposta viene dalla Commission on the Theft of American Intellectual Property (commissione sul furto della proprietà intellettuale americana) e propone di applicare direttamente la giustizia del far West: invece che trascinare gli hacker in tribunale, coi tempi e costi del caso, impicchiamoli al cactus più vicino, o meglio, devastiamogli il computer. Ancor più agghiacciante, più che colpire i pirati (che magari se lo meriterebbero anche) il testo propone di "go after the root of the problem, the end user". Cioè andare alla radice del problema, l'utente finale.
La lettura in certi passaggi fa rizzare i capelli in testa: "Se una persona non autorizzata accede alle informazioni (cioè se un lettore legge un ebook pirata, o ascolta musica scaricata in modo illegale) si possono ipotizzare una serie di misure: bloccare il computer, visualizzando un messaggio che invita a contattare la polizia per avere la password di sblocco". Secondo la Commissione, questa sorta di teppismo difensivo non violerebbe alcuna legge: chi legge un ebook pirata rischierebbe di vedersi bloccato il pc (o il telefono, o il tablet, o l'eReader) e per sbloccarlo dovrebbe chiedere la password alla legge e naturalmente pagare una multa. Simili tattiche non sono una novità, anzi, li usano Cina, Iran, Emirati, Etiopia, Arabia Saudita, Yemen, Bahrein, Bruma, Siria, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam, ma fa specie sentire proposte simili da una grande democrazia occidentale.
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