Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento
di Alessandra Paoloni
Formato: epub
Genere: Narrativa
Prezzo:0,89
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Recensione di Concetta D'Orazio
Formato: epub
Genere: Narrativa
Prezzo:0,89
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Recensione di Concetta D'Orazio
Accade alle volte di imbattersi, girando nei meandri delle promozioni di eBook degli autori emergenti, in piccole e deliziose chicche di insolita e nuova letteratura che, grazie alle possibilità offerte dalla pubblicazione digitale, riescono ad emergere e a mostrare la loro particolarità ed il loro valore.
Ho letto in pochissimo tempo i Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento, essendone venuta a conoscenza quasi per caso. Ho iniziato questa lettura più che altro perché stimolata dalla curiosità di sapere cosa si nascondesse dietro quell’eBook dal titolo così particolare e dalla copertina accattivante.
Mi sono subito ritrovata a sfogliare virtualmente quelle pagine con il consapevole desiderio di voler conoscere velocemente, fino alla fine, tutte le varie personalità che l’autrice ha voluto raffigurare nei suoi “quadretti” di riflessione introspettiva a cui ha dato il nome di “Brevi monologhi”.
E infatti su quelle pagine scorrono tanti soliloqui condotti da altrettante figure che sembrano incarnare esempi di personalità standardizzate che vanno oltre il tempo e le convenienze dell’epoca. I protagonisti si presentano attraverso il riferimento agli accadimenti più importanti della propria vita o alla peculiarità per la quale sono conosciuti dalle persone dell’ambiente circostante.
I “modelli” sono tanti: la ragazza prossima a nozze e ad un avvenire sicuro e tuttavia infelice, il musicista che accarezza il suo strumento, quasi danzando con esso. E poi c’è il ricco, che si fa forte delle sue ricchezze e ne riconosce il potere immenso; c’è chi cerca la Verità nella filosofia, forse per rifuggire alle maldicenze sulle impudicizie della moglie.
L’ambientazione dei monologhi è, a parer di titolo, una sala da ballo di epoca ottocentesca, ma i personaggi che vengono descritti vanno oltre il limite temporale ed incarnano profili umani universali ed eterni quali, ad esempio, l’innamorato non ricambiato, distrutto dalla sua pena d’amore e la donna che ha rassegnato la propria vita in un matrimonio di convenienza ma rimpiange il suo passato.
In breve tempo i monologhi scorrono veloci, forse a volte troppo essenziali, ma non incompleti. Le figure si alternano, anticipandosi l’un l’altra, sotto la sapiente conduzione dell’autrice che sa come far avvicendare, direi quasi sulla scena, i diversi tipi.
Ciò che accomuna queste brevi narrazioni è un vago senso di malinconia e di rassegnazione che non sembra voler lasciare il lettore oppresso, limitandosi soltanto a renderlo consapevole dell’ineluttabilità del destino di ogni uomo.
La natura di questo genere di narrazione non è nuova: l’autrice stessa, nella nota introduttiva alla sua opera, afferma di essersi ispirata alla struttura dell’ “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters, e presenta i suoi “Monologhi” come una «sontuosa metafora della vita umana», ad ulteriore riprova della universalità delle tipologie che la compongono.
Ho amato da subito la ricercatezza e la raffinatezza del linguaggio utilizzato, che ho sentito molto prezioso ma mai pesante nella comprensione.
La resa stilistica del linguaggio e della composizione in generale è tutta da gustare nella sua armonia!
I monologhi vengono presentati in forma quasi di “canzone”, nell’accezione più ampia del termine; l’autrice definisce da “operetta” questa sua scelta stilistica.
Un particolare accorgimento che mi permetterei di suggerire è quello di dare all’impaginazione una resa visiva più armoniosa, con l’eliminazione della centratura del testo che troppo spesso, a mio dire, costringe gli occhi del lettore a movimenti bruschi e frantumati, gravando inutilmente sul piacere della lettura.
Infine aggiungo che la narrazione si presterebbe felicemente ad essere unita alla musica, magari ad una specie di romanza strumentale ottocentesca, in un formato digitale che preveda un accompagnamento sonoro e che superi la natura solo testuale dell’opera.
I libri del recensore, Concetta D'Orazio
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