«Non riusciamo a rassegnarci a ridurre il libro e il suo contenuto a un flusso di informazioni digitali cliccabili fino alla nausea: quello che produciamo, condividiamo e vendiamo è prima di tutto un oggetto sociale, politico e poetico». Fa scalpore l'appello, ripreso da La Repubblica, di 451 intellettuali francesi della filiera editoriale, che si sentono minacciati da un futuro in cui vedono
«una degradazione del modo di leggere, produrre, condivideree vendere libri», un domani dove
«a causa del monopolio dei vari Leclerc, Fnac, Amazon, il valore del libro non dipende più dal suo contenuto ma dai suoi dati di vendita, e i diversi mestieri del libro vengono squalificati e rimpiazzati da operazioni tecniche che è inconcepibile fare con calma». E sono terrorizzati dalla visione provocatoria del capo di Amazon, Jeff, Bezoz, per cui «le uniche persone indispensabili nel mondo dell'editoria sono il lettore e lo scrittore», tagliando fuori «le persone che continuano a lavorare con libri, librerie, stamperie, biblioteche e case editrici a dimensione umana».
L'ebook deve includere, non escludere
Condividiamo, ma solo fino a un certo punto, le preoccupazioni del Gruppo dei 451, che «rigetta con fermezza il modello di società che ci viene proposto, a metà strada fra lo schermo e un centro commerciale, con i suoi bip-bip, le sue luci al neon e i suoi auricolari crepitanti, e che sta conquistando qualsiasi professione». E' assolutamente vero che nei Paesi dove il mercato dei libri elettronici è una cosa seria (e da noi non lo è) la filiera del libro soffre. Noi lo sappiamo bene, e l'abbiamo scritto chiaro: Insieme alle librerie, in America se ne sta andando una catena di valore importantissima per diffondere la cultura. Non solo librai ma anche agenti, stampatori e distributori vengono sacrificati al duopolio Apple-Amazon. Eppure sono loro che portano i libri al libraio, che secondo il suo gusto e la sua competenza li mette in vetrina e li presenta ai lettori, al lettore occasionale che passeggia, vede un libro interessante e se lo compra. Maa soluzione non può stare nel rimettere il dentifricio nel tubetto. Tornare indietro non si può fare mai. Piuttosto, bisogna andare avanti con decisione e senza paura, tracciando le mappe per una terra incognita.
Troviamo insieme la soluzione
Sbagliano i colleghi francesi quando dicono «ben presto si riuscirà a leggere solo quello che funziona». Al contrario, l'ebook da voce anche a chi non ce l'ha. Ma non per questo deve ridurre al silenzio e alla miseria una intera filiera industriale. L'appello francese è un grido di dolore, ma il Gruppo 451 non offre soluzioni, se non un vago sindacalismo che sa di antico: «per esempio trovando alternative, creando cooperative e centrali di acquisto, unendoci per ottenere condizioni salariali migliori, o ancora inventando luoghi e pratiche più adatti alla nostra visione del mondo e alla società in cui desideriamo vivere».
Secondo noi invece le soluzioni ci sono, e sono digitali, come digitale è il problema. Perché il libro 2.0 sia una risorsa e non uno scoglio per l'industria editoriale, per le famiglie dei lavoratori del settore, per preservare la ricchezza culturale.
Ecco alcune modeste proposte, una base di partenza su cui ragionare. E magari da qui si potrebbe sviluppare in un appello all'industria editoriale 2.0 per includere, e non escludere, la filiera della distribuzione
1. Inserire la libreria nel circuito dell'ebook: Quante volte ci viene voglia di leggere un libro perché lo vediamo nella vetrina del libraio? Sarebbe molto giusto, e molto redditizio, inserire la libreria nel circuito dell'ebook, invece che tagliarla fuori in cambio di qualche punto di margine in più.
I sistemi sono tanti, e tutti facili: visto che ormai gli ereader sono sostanzialmente tablet, basterebbe fare in modo che se qualcuno scarica un libro vicino a una libreria (e il gps sa benissimo sia dove sono io sia dov'è la libreria) venga riconosciuta una percentuale al libraio che ha messo in vetrina il libro.
Un beneficio che si propagherebbe lungo la catena, conviolgendo anche magazzini, agenti e distributori.
Un beneficio che si propagherebbe lungo la catena, conviolgendo anche magazzini, agenti e distributori.
2. Integrare l'ebook nel libro stampato: Sempre in tema di incontro tra lettore e libro in libreria, si potrebbe pensare di stampare sulla copertina dei libri di carta un codice QR, quei quadrati magici che quando vengono fotografati col cellulare ci portano su Internet. Così se un lettore in libreria punta il suo tablet, telefono, ereader o quel che sia, arriva subito alla versione digitale del libro che gli interessa. Così l'editore risparmia la stecca per Apple, Amazon o chi sia, e può riconoscerla alla libreria dove è scoccata la scintilla tra lettore e libro.
3. Integrare il libro stampato nell'ebook: Un libro non è solo testo. Sarebbe bello che i grandi editori (e perché no, i grandi servizi di autopubblicazione) studiassero una rete per far stampare gli ebook nelle stamperie sotto casa, a un prezzo convenzionato e conveniente: come si fa con le foto digitali, il lettore dovrebbe poter portare il suo ebook in una stamperia, il tipografo acquisisce un codice per scaricare i file di stampa in alta risoluzione e il lettore torna a casa con il suo ebook di carta stampato professionalmente. Un gesto d'amore per i libri che contano, quelli che meritano la carta.
In casa ho qualche migliaio di libri e ho anche, in passato, donato alla biblioteca del paesino in cui vivo altri 1000 volumi. Non penso di rientrare nella media dell’ “itaGliano” che legge, forse, un libro l’anno (seppure lo legge) ed e’ indifferente a cosa un libro “tradizionale” rappresenta.
RispondiEliminaLa prima cosa che mi ha colpito nell’articolo e' stato IL NUMERO dei firmatari di quell'appello : 451 !!
Inevitabile un grosso sorriso e impossibile non associare a quello che avrei letto piu' avanti un certo puzzo di carta bruciata :-) SE e’ una coincidenza e’ davvero strana …
Sempre per rimanere in tema SF ho immaginato lo stesso discorso in un lontano mondo futuro e un po' decadente .. ma AL CONTRARIO: l’ultimo baluardo di saggezza contro la iattura del sempre piu' prossimo rifiuto del digitale per passare a bei, grandi, costosi e pesanti volumi cartacei con il loro odore caratteristico, la loro tendenza ad ammuffire e ad essere preda di insetti...
Poi c’e’ l’esempio ormai classico: abbiamo viaggiato in calesse per secoli, interessanti migliorie tecniche hanno reso la cosa sempre piu' comoda … ma sempre calesse e sempre cavallo erano. Poi un bel giorno la rivoluzione e qualcuno, angosciato, scrive: "una degradazione del modo di spostarci e produrre, condividere e vendere carrozze e cavalli.."
E ancora: "il valore della trazione equina non dipende più dalle sua caratteristiche ("romantiche" suppongo) ma dai suoi dati di vendita, e i diversi mestieri del maniscalco e del carrozziere vengono squalificati e rimpiazzati da operazioni tecniche che è inconcepibile fare con calma"
E per fortuna … aggiungo io mentre pregusto la maggior diffusione della cultura, fra l’altro abbattendo di molto il peso economico, specialmente per i piu’ giovani
E se non bastasse ci siamo anche salvati dalla puzza di merda che era sempre presente, dovunque, in quei meravigliosi e romantici tempi andati...
La prima parte si conclude con una bugia grande come una casa: “«le uniche persone indispensabili nel mondo dell'editoria sono il lettore e lo scrittore», tagliando fuori «le persone che continuano a lavorare con libri, librerie, stamperie, biblioteche e case editrici a dimensione umana».
I cugini francesi sono evidentemente troppo occupati a fare il loro mestiere di “intellettuali” per esaminarla criticamente e capire che dieto i libri digitali c’e’ una massa enorme di persone che lavorano per fornire i mezzi, le reti, le infrastrutture. Non per il singolo libro ma tutto quello che serve perche’ sia scritto, sia diffuso, possa circolare assieme ad altri MILIARDI di suoi simili per arrivare a TUTTI …
Ma loro sono “intellettuali”, assurdo quindi pretendere che sappiano qualcosa del mondo reale, per farlo dovrebbero uscire di tanto in tanto dallo scriptorium in cui trascorrono intense giornate disputando con Jorge da Burgos
Saluti
Andrea