Ebbene sì, l'ho fatto di nuovo. Alla presentazione del libro di Alessandro Bertante, La magnifica orda, non avevo voglia di aspettare il mio turno in coda. E ho acquistato il libro in digitale da Amazon, da dentro la libreria, col risultato che il libraio che aveva speso tempo e denaro per farmi conoscere e toccare il libro, non ha ricevuto un centesimo.
Mi son sentito un verme, e non è la prima volta; l'avevo già fatto alla Fnac e pure alla libreria Mondadori. Ma lì almeno avevo la scusante che in quei negozi più che altro si vende elettronica, i libri sono giusto come le patate lesse di contorno al tacchino, quindi manco si saranno accorti del fatto che trovato il libro l'ho acquistato da un'altra parte col telefonino.
Certo, in italia può far sorridere che il libro elettronico possa davvero far chiudere una libreria; in questo è molto più brava la crisi economica e una politica sempre assente quando si tratta di cultura.
In America invece il cocktail ebook+crisi è micidiale: giusto un anno fa, Borders ha chiuso tutte le sue 339 librerie che restavano, lasciando a casa quasi undicimila persone. E si trattava della seconda catena del paese, alle spalle di Barnes & Noble. Che non sta benissimo nemmeno lui, tanto da aver chiuso il suo negozio più grande, quello nel centro di Manhattan.
Insieme alle librerie, in America se ne sta andando una catena di valore importantissima per diffondere la cultura: non solo librai ma anche agenti, stampatori e distributori vengono sacrificati al duopolio Apple-Amazon. Eppure sono loro che portano i libri al libraio, che secondo il suo gusto e la sua competenza li mette in vetrina e li presenta ai lettori, al lettore occasionale che passeggia, vede un libro interessante e se lo compra. Quanto perdiamo se perdiamo questo momento magico, vedo un libro che mi fa gola e me lo compro? Passeggiare in una libreria di carta è un bel modo di passare un quarto d'ora, sfogliare il catalogi di Amazon è una seccatura necessaria.
Sarebbe molto più giusto, e molto più redditizio, inserire la libreria nel circuito dell'ebook, invece che tagliarla fuori in cambio di qualche punto in più di margine in più.
I sistemi sono tanti, e tutti facili: visto che ormai gli ereader sono sostanzialmente tablet, basterebbe fare in modo che se io scarico un libro vicino a una libreria (e il gps sa benissimo sia dove sono io sia dov'è la libreria) venisse riconosciuto un tot al libraio che ha messo in vetrina il libro che sto scaricando.
E ancor più facile, l'editore potrebbe mettere un bel codice QR sui libri di carta: quei codici che si inquadrano nella fotocamera, si clicca e ci portano a una pagina. In questo caso, se vado in una libreria e prendo in mano un libro col QR, potrei fare una foto alla copertina, e l'ereader o il tablet o il telefomno o quel che è dovrebbe portarmi alla pagina della casa editrice, dove fare il download della versione digitale del libro che mi interessa. Così l'editore risparmia la stecca per Apple, Amazon o chi sia, e può riconoscerla alla libreria dove ho scaricato il testo.
Semplice, pulito e smart. Ci vuole la libreria 2.0, che oltre alla carta venda anche i bit.
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