martedì 3 aprile 2012

Ferrario shock: “Ebook in biblioteca? Sì, ma a pagamento”



Per Marco Ferrario, il capo di Book Republic, nell’era dell’ebook le biblioteche sono sempre più centrali nel panorama culturale: “Fanno community” ci dice “perché diventano centri di aggregazione sul territorio, e resta centrale la loro funzione di cura del catalogo librario grazie al loro personale preparatissimo”. Ma, continua, “Con l’arrivo degli ebook sarebbe bene rimettere in discussione qualche tabù, a partire da quello del prestito gratuito. La gratuità è stato un pilastro fondamentale del ruolo della biblioteca, è un principio stabilito anche dall’Unesco. Ma ciò che va bene col cartaceo non è detto che sia l’ideale anche per il prestito degli ebook. All’estero, un editore del calibro di Penguin Book ha sospeso il prestito dei libri digitali per questioni di pricing e sicurezza. Noi invece a fine marzo abbiamo lanciato insieme a Mlol (MediaLibraryOnLine) un progetto per il prestito di ebook destinato alle biblioteche italiane, che già ora ha un catalogo di 2.200 titoli e oltre 50 editori, tra cui Il Saggiatore, Codice Edizioni e Minimum Fax”.

E come si fanno a prestare gli ebook?
“Noi crediamo nel Social Drm, cioè la lealtà dei lettori e sul controllo sociale, più che nei divieti elettronici. Su ogni copia prestata attraverso la nostra piattaforma digitale apponiamo un watermark che contiene sia il nome di chi ha preso in prestito il titolo sia quello della biblioteca che l’ha prestato.  La biblioteca acquista una copia di ogni libro che presta, e a ogni prestito paga una fee minima, diciamo 50 centesimi.  Naturalmente ci sono dei limiti sulla quantità di ebook che ciascuno in un anno può prelevare, e mentre l’ebook è in prestito non può essere prestato di nuovo prima che siano passate due settimane. In compenso, non è necessario restituire l’ebook, che resta sempre leggibile. E chi lo prende a prestito non ha nemmeno bisogno di andare fisicamente in biblioteca, lo riceve comodamente a casa sua sul suo lettore”.

50 centesimi? Torniamo all’attacco del tabù del prestito gratuito, dunque?
“Quando lo propongo ai bibliotecari, mi guardano come se avessi bestemmiato in chiesa. Ma questo è solo uno dei possibili modelli di lending bibliotecario:  ci dicono che il modello one book/one user è troppo oneroso per le biblioteche? Ne prendo atto. Esistono diversi modelli di lending, ciascuno con le sue imperfezioni e i suoi difetti. La mia idea è che convenga muoversi, soprattutto che le biblioteche lo facciano sperimentando diversi modelli e perfezionandoli puntando a costruirne di sostenibili, guardando in primis all'interesse del lettore. La discussione è aperta. Ma un sistema che bilanci le esigenze di diffusione della cultura salvaguardando nel contempo editori, autori e distribuzione è più che mai necessario. Il mondo degli ebook si muove rapidamente. Oggi siamo nel bel mezzo di della transazione, ci vuole un meccanismo equo e facilmente comprensibile: la fee di lettura è una ipotesi. Certamente non l’unica, magari nemmeno la migliore, ma è immediata e chiara. Tra cinque anni, quando il digitale non sarà più una novità, chissà che modelli di pricing useremo, e chissà cosa saranno diventate le biblioteche. Magari per allora venderanno anche libri. 
O chissà, magari potranno diventare loro stesse case editrici”.

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