Per Marco Ferrario, il capo di Book Republic, nell’era
dell’ebook le biblioteche sono sempre più centrali nel panorama culturale:
“Fanno community” ci dice “perché diventano centri di aggregazione sul
territorio, e resta centrale la loro funzione di cura del catalogo librario
grazie al loro personale preparatissimo”. Ma, continua, “Con l’arrivo degli
ebook sarebbe bene rimettere in discussione qualche tabù, a partire da quello
del prestito gratuito. La gratuità è stato un pilastro fondamentale del ruolo
della biblioteca, è un principio stabilito anche dall’Unesco. Ma ciò che va
bene col cartaceo non è detto che sia l’ideale anche per il prestito degli
ebook. All’estero, un editore del calibro di Penguin Book ha sospeso il
prestito dei libri digitali per questioni di pricing e sicurezza. Noi invece a
fine marzo abbiamo lanciato insieme a Mlol (MediaLibraryOnLine) un progetto per
il prestito di ebook destinato alle biblioteche italiane, che già ora ha un
catalogo di 2.200 titoli e oltre 50 editori, tra cui Il Saggiatore, Codice
Edizioni e Minimum Fax”.
E come si fanno a prestare gli ebook?
“Noi crediamo nel Social Drm, cioè la lealtà dei lettori e
sul controllo sociale, più che nei divieti elettronici. Su ogni copia prestata attraverso
la nostra piattaforma digitale apponiamo un watermark che contiene sia il nome
di chi ha preso in prestito il titolo sia quello della biblioteca che l’ha
prestato. La biblioteca acquista una
copia di ogni libro che presta, e a ogni prestito paga una fee minima, diciamo
50 centesimi. Naturalmente ci sono dei
limiti sulla quantità di ebook che ciascuno in un anno può prelevare, e mentre
l’ebook è in prestito non può essere prestato di nuovo prima che siano passate
due settimane. In compenso, non è necessario restituire l’ebook, che resta
sempre leggibile. E chi lo prende a prestito non ha nemmeno bisogno di andare fisicamente in biblioteca, lo riceve comodamente a casa sua sul suo lettore”.
50 centesimi? Torniamo all’attacco del tabù del prestito
gratuito, dunque?
“Quando lo propongo ai bibliotecari, mi guardano come se
avessi bestemmiato in chiesa. Ma questo è solo uno dei possibili modelli di
lending bibliotecario: ci dicono che il modello one book/one user è
troppo oneroso per le biblioteche? Ne prendo atto. Esistono diversi modelli di
lending, ciascuno con le sue imperfezioni e i suoi difetti. La mia idea è che
convenga muoversi, soprattutto che le biblioteche lo facciano sperimentando
diversi modelli e perfezionandoli puntando a costruirne di sostenibili,
guardando in primis all'interesse del lettore. La discussione è aperta.
Ma un sistema che bilanci le esigenze di diffusione della cultura
salvaguardando nel contempo editori, autori e distribuzione è più che mai
necessario. Il mondo degli ebook si muove rapidamente. Oggi siamo nel bel mezzo
di della transazione, ci vuole un meccanismo equo e facilmente comprensibile:
la fee di lettura è una ipotesi. Certamente non l’unica, magari nemmeno la
migliore, ma è immediata e chiara. Tra cinque anni, quando il digitale non sarà
più una novità, chissà che modelli di pricing useremo, e chissà cosa saranno
diventate le biblioteche. Magari per allora venderanno anche libri.
O chissà, magari
potranno diventare loro stesse case editrici”.
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