lunedì 5 dicembre 2011

Un Natale senza e-lettori

L'anno scorso ce l'han menata per mesi col fatto che il natale 2010 sarebbe stato l'anno dell'ebook.
Così non è stato.
Quest'anno nessuno suona più la grancassa, chissà se è la volta buona? 
Qualche piccolo segnale incoraggiante c'è, Amazon e Apple hanno aperto i loro store virtuali agli ebook italiani,. Sia pure con qualche limitazione che indica chiaramente come né le mele né le amazzoni credano poi tanto agli e-lettori italiani: iBookstore ha un catalogo miserrimo e striminzito, solo qualche titolo degli editori più grandi. Mentre Amazon ha un negozio decisamente meglio fornito ma si è "dimenticata" di offrire anche ai lettori italiani il suo ereader-gioiello, il Kindle Fire. E così ha messo in catalogo solo il poco affascinante Kindle 3.
I lettori di ebook segnano il passo, i listini si sono drasticamente dimagriti, anche sotto la soglia psicologica dei 100 euro, ma costano sempre uno sproposito rispetto a quel che valgono.
Il che non è per nulla detto che sia un problema, anzi; qui siamo sempre più convinti che l'arnese migliore per leggere un ebook sia un tablet, o un pad se si preferisce, senza disdegnare i grossi smartphone.
Secondo noi  l'inchiostro intelligente è di gran lunga  troppo intelligente, specie quando a tanto astuto schermo si accompagna una macchina dall'intelligenza miserrima. Quindi non vediamo come un problema il fatto che gli ereder li desiderano davvero in pochi:  commentando lo scarsissimo appeal di questi arnesi in Francia, Antoine de Riedmatten dell'azienda di consulenza Deloitte ha detto: “La gente non ha parlato di lettori di ebook. E' un brutto segno perché, visto che i prezzi sono scesi, ci aspettavamo che fosse un prodotto da wish-list”. 
Poco male. Se i lettori ereader non vanno da nessuna parte, in compenso si muove impetuoso il mercato delle tavolette: secondo Confesercenti-Swg, anche in un Natale coi fichi secchi dove quasi un italiano su quattro pensa di segare del 50% le spese per i regali,  il Tablet è il vero re. E' il primo oggetto del desiderio per il 10% degli italiani, specie nella fascia 25-35 anni.
In particolare balzano in avanti i tablet non Apple, che dall'1% dell'anno scorso arrivano al 6%, sorpassando di gran lunga l'iPad, che resta al 4%. Se tutti coloro che desiderano un tablet lo trovassero davvero sotto l'albero, invece della solita cravatta e del solito profumo, avremmo 7 milioni di nuove macchine in grado di leggere (e moto bene) libri.
E questa è sicuramente una buona notizia.
Che unita al fatto che nessuno crede davvero al decollo degli ebook, fa ben sperare: tanto gli analisti non ci hanno preso mai.



sabato 3 dicembre 2011

Su Amazon ci sono anch'io. Vieni anche tu!

Da qualche giorno la superlibreria Amazon ha aperto anche agli ebook italiani.
Era ora.
Gradita sorpresa, tra i tanti autori ci sono anch'io. Con gli ebook per il Kindle intendo, che naturalmente coi libri di carta c'ero damò.
 Come ho fatto? Facile, non ho fatto nulla; semplicemente, ho scelto bene i partner con cui fare i miei libri elettronici: Delos per le edizioni con editore, Narcissus per le autoproduzioni, e han fatto tutto loro, io non fo altro che restare seduto sulla mia montagna d'oro che cresce di giorno in giorno (ehm). 
Fare un'ebook è facile e divertente, se non sai da che parte cominciare, comincia da qui.
Amazon fa un po' le cose a metà però, già che c'era poteva far arrivare anche in Italia il suo tablet Kindle Fire, un ottimo pad touchscreen Android da sette pollici che ben poco ha da invidiare al fin troppo incensato iPad. Ibn America il Kinfle Fire costa appena (si fa per dire) 199 dollari, circa 150 euro, e da noi per questo natale nisba.  Per no che siamo nella periferia dell'Impero c'è solo il Kindle 3, che è un lettore a inchiostro intelligente. Bah.
E adesso che Amazon ha in catalogo 16 mila ebook in italiano, cara Apple, la pianti di fare la fighetta che sceglie solo i titoli sponsorizzati dai big dell'editoria e ti decidi a rimpinguare un pochino il catalogo del tuo iBookstore, che così com'è è miserello assai?

Jeff Bezoz mostra il Kindle Fire, un pad Android da 7",
semplicemente superlativo per leggerci libri.
Jeff, quand'è che lo vendi anche a noi italiani?

giovedì 1 dicembre 2011

La libreria del futuro venderà cappellini

Non c'è bisogno di leggere il numero di dicembre del New Yorker, e nemmeno di capire l'inglese.
La copertina dice tutto, e anche di più.
Una libreria con tanti, tantissimi gadget, una manciata di ebook bene in vista e qualche libro messo in un angolo, giusto nel caso.
Questo sarà il futuro della libreria, suggerisce la celeberrima rivista americana.
E se fosse, sarebbe un futuro bellissimo.
la libreria non è una cartoleria, cioè un posto dove si vende carta.
È piuttosto una vetrina dove si mette in mostra (e si cerca di vendere, ci mancherebbe) intelligenza, di cultura, di spirito. Un posto dove chi entra rischia di venir sopraffatto dalla quantità incredibile di idee, seduzioni, bellezza, miseria, vertiginosa ignoranza e iperbolica sapienza che si nasconde dietro a copertine dissennate scelte dal marketing.
Possiamo affidare tutte queste emozioni solo alla carta?
Quanta cultura c'è in un cappellino con la X?
Non fate i filosofi, non venire a dirmi che la profondità del pensiero di Malcolm Little non può stare tutto il una singola lettera stampata sulla fronte di un ragazzotto del Bronx. Perché in realtà, su quel cappellino c'è la sintesi estrema di Malcom X. C'è la sua icona.
Per approfondire, chi lo vorrà basterà che ci clicchi sopra; basta un piccolo sforzo. Nessuno vi può dare la libertà. Nessuno vi può dare l'uguaglianza o la giustizia. Se siete uomini, prendetevela. Se volete saperne di più, addentratevi nel mare infinito di parole. Per una vetrina, per una libreria, basta un cappellino.La libreria che lo venderà avrà assolto al suo altissimo compito di diffondere la cultura in tutte le forme e i modi che l'uomo può apprezzare. C'è tutto un mondo, sotto quel cappellino.
E nessuno dovrebbe vergognarsi di vendere cappellini, poster, statuette e segnalibri. Perché in ognuno di loro può esserci più sapienza più cultura e più intelligenza che in uno scatolone di libri.

martedì 22 novembre 2011

Non regalate lettori ebook ai bambini!

Sotto l'albero, tra orsetti, bambole e trenini, troveremo ben pochi lettori di ebook. Anche in America, dove leggere digitale ormai non è più una novità da guardare con sospetto, i genitori preferiscono la carta per i libri dei bambini.
Almeno, così scrivono sul New York Times Matt Richtel e Julie Bosman. 
A sentire i genitori, la scusa principale è che l'ebook reader è fragile, costoso e non adatto ai bambini che non sarebbero in grado di avere la necessaria cura dell'oggetto.
La cosa regge fino a un certo punto, visto che in cima alle letterine dei ragazzini americani tra 6 e 12 anni che desiderano un regali hi-tech ci sono tre meraviglie Apple: il 44% vorrebbe un iPad (a cui possiamo aggiungere un altro 25% che vorrebbe un tablet non meloso), il 30% vorrebbe un Pod Touch e il 27% vorrebbe un iPhone. E solo il 17% desidera un lettore di eBook. 

I ragazzini la sanno lunga!
Personalmente, sono d'accordo coi ragazzini americani. Per me, che sono un bambinone,  L'iPad, o comunque un tablet, è molto, ma molto meglio di un e-reader a inchiostro intelligente. Leggere un romanzo sul tablet a me piace molto di più che non su quegli schermi in bianco e nero ad altissima risoluzione e così riposanti per gli occhi... ma così tristi e grigi da mettere la malinconia.
Se per leggere un romanzo non cambierei mai il mio tablet con un eReader, figuriamoci che tristezza dev'essere leggere Pinocchio digitale in bianco e nero.
I libri (di carta) per bambini, quelli belli, sono pieni di colori, piacevoli da maneggiare, ti sorprendono a ogni pagina.
E così sono i libri elettronici per bambini. Quelli belli, quelli che si regalano volentieri, quelli che fanno crescere,  sono libri-gioco. Libri vivi, con personaggi che si animano sotto le ditine, che parlano, che cantano, che se scuoti il tablet si agitano e cadono per terra (questo per esempio è un gran bell'ebook su pinocchio, in italiano).
Per forza, che due terzi dei bambini americani desidera un tablet. Come perdersi dei libri belli così?

domenica 30 ottobre 2011

A Natale mi regalo un tablet. Economico, però!

Semplice, economico, ma grande per leggere bene
Storico sorpasso: l'accoppiata Samsung-Android brucia i vari iCosi di Apple e diventa lo smartaggeggio più venduto al mondo.
I dati vengono da Strategy Analytics: nel terzo trimestre di quest'anno i coreani  hanno venduto 27.8 milioni di smartphone in tutto il mondo (l'anno scorso erano 7.5 milioni, ovvero una crescita del 370%). Apple arranca, si ferma a 17,1 milioni di apparecchi, appena i due terzi di quelli venduti dal concorrente asiatico.
Se pensiamo che i telefonini e i pad Apple li vende solo Apple, mentre cellulari e tablet Android li vende un sacco di gente, oltre a Samsung ci sono nomi non da poco come Lg, Htc, Vodafone e Sony, tanto per fare esempi a caso, appare chiaro che il cyberspazio da taschino non è più (solo) una questione di mele.

La scelta di cosa, come e dove E-leggere 
Forse aveva ragione Martin Fichter, presidente di Htc, che diceva "l'iPhone piace ai genitori, non ai ragazzi. Che anzi, lo trovano poco figo perché è il cellulare di mamma e papà". O magari la sua è solo una pia illusione. Chissà.
Quel che è certo è che al nostro punto di vista di e-lettori, il successo di Android è indubbiamente un'ottima cosa, perché ci da più possibilità di scelta: continuare a leggere con l'iPad (o l'IPhone o l'iPod), passare su uno schermo e-ink (ne stanno arrivando di sempre più intriganti, per scaramanzia non diciamo nulla, ma grosse novità stanno bollendo nel calderone di Bookeen, e non si tratta solo della sbandierata velocità). Oppure, possiamo passare a un tablet ritagliato sulle nostre esigenze.
E sul nostro portafoglio, diciamocelo chiaro: l'iPad è una macchina favolosa, anche per leggere libri, specialmente adesso che - col contagocce - la regal poma sta pompando qualche ebook italiano sull'ibookstore, con molta calma e cominciando dagli editori più grossi. Ma la mela costa cara: del progetto di un iPad economico si parla tanto e si vede poco, di sicuro per questo Natale non c'è niente da fare, e i modelli concretamente in circolazione oggi vanno dai 600 euro in su.
Invece di tablet Android a basso costo ce ne sono diversi; lasciando stare i fantomatici prodotti indiani e cinesi che millantano prezzi sotto i 50 euro, ma che da noi non sono e verosimilmente non saranno mai distribuiti, dignitosissimi tablet Android sotto i trecento euro sono abbastanza comuni.

Restando sui display attorno10 pollici, i migliori a mio avviso per leggere libri e riviste, personalmente  conosco questi. O meglio, so che ci sono ma non ho idea di come vadano: mi aiutate a capire se ce ne sono altri? E se qualcuno li ha provati, ci potrebbe dire come ci si è trovato?

lunedì 24 ottobre 2011

L'edicola della Mela


Chi, come me,  in questi giorni ha aggiornato il suo iPad (o il suo iPhone) all’ultima  versione del sistema operativo Apple,  iOs5, ha avuto una gradita sorpresa: tra le duecento migliorie e nuove funzioni, sul desktop è apparsa una nuova icona, l’edicola digitale. (Personalmente ho avuto anche la pessima sorpresa che l'aggiornamento mi ha impallato tutto e ci ho messo tutta la serata a schiodare l'ipad, perdendoci pure un film noleggiato, ma questa è un'altra storia).
Passata la furia contro la mela (temporaneamente) bacata e ripreso a fatica  il controllo della magica tavoletta, devo ammettere che valeva davvero la pena di installare l'aggiornamento. Da oggi leggere i giornali e le riviste sul palmare (o sul telefonino) della Mela in effetti è un po' meno un bordello: tutti gli abbonamenti finiscono sotto l’icona “Edicola”. Così non bisogna andare a cercare  le app della varie testate sparse per il desktop, e soprattutto Edicola aggiorna  il nostro scaffale personalizzato con la copertina degli ultimi numeri pubblicati, senza che dobbiamo fare nulla. E, sempre da Edicola, si possono sottoscrivere direttamente i nuovi abbonamenti o ricevere i numeri demo gratuiti. «È comodo come ricevere il giornale nella cassetta della posta. Anzi, molto di più» dicono sul sito Apple. Peccato che ora come ora le riviste sono pochissime e tutte in inglese.
Ma cresceranno e arriveranno anche le edizioni in italiano, così come finalmente nelle ultime settimane stanno arrivando i libri in italiano nella libreria digitale iBookstore. Arrivano col contagocce e finora ci sono solo i titoli delle più gradi case editrici, ma c’è da scommettere che per Natale saranno centinaia gli editori all’ombra della Mela.
Personalmente spero di esserci pure io, vero Silvio Sosio?

venerdì 14 ottobre 2011

Come autoprodurre un ebook: terza puntata

Nelle puntate precedenti abbiamo visto che chiunque può produrre un ebook, anche se non è un editore e non ha alcuna partita Iva.
E pagando qualche decina di euro, chiunque può avere un set di numeri Isbn, il numero che fa da "targa" al nostro ebook e lo identifica univocamente nell'oceano infinito di castronagg... ehm, di idee incarnate in libri elettronici. E senza il quale, il nostro ebook non può essere messo in vendita.
Abbiamo anche visto, sia pure per ora molto sommariamente, che ci sono diversi modi per arrivare a produrre tecnicamente il nostro libro; dal professionale, ma difficile e costoso Adobe Indesign, che da un impaginato per libri trae ebook rigorosissimi. Oppure si possono usare servizi online o utility gratuite che se la cavano discretamente con libri molto semplici. Oppure ci si può rivolgere a un centro servizi. O si può anche anche fare come faccio io, cioè codificare a mano, con santa pazienza, l'epub; una scelta utilissima per imparare e praticamente obbligata per libri molto particolari, per esempio questo.

Chi si accinge a produrre un ebook quindi ha bisogno di una buona idea, di qualche competenza sul trattamento dei testi, di un computer connesso a Internet e un centinaio di euro in tasca per acquistare programmi e immagini low cost.
L'autoproduzione può dunque fare a meno del centro servizi, oltre che dell'editore. Ma può fare a meno del libraio?
in effetti, l'e-libraio è la vera figura chiave del piccolo mondo degli ebook. Certo, nessuno vieta di mettere il proprio ebook su un sito dove chiunque lo possa scaricare. Ma se un libro deve girare, non può stare fermo su un sito solo, deve poter raggiungere il lettore nella sua libreria preferita. Ci sono molti ottimi motivoi per scegliere bene la propria libreria di fiducia e non tradirla mai, alcuni dei quali sono raccolti qui.
Così, paradossalmente, nell'era del libro smaterializzato la distribuzione dei libri è fin più importante di quanto non lo sia coi libri di carta: quelli alla peggio si possono caricare in macchina e portare fisicamente alle bancarelle. Mentre per raggiungere Amazon, Bol, Biblet, Ibs e compagnia non ci sono scorciatoie, l'unica è affidarsi a un servizio di distribuzione di ebook. E raggiungere le librerie non basta, bisogna anche raggiungere i device mobili; con lentezza esasperante, Apple sta aprendo finalmente il suo iBookstore agli editori italiani, ma mette una tal quantità di clausole e paletti che se non si ha alle spalle una solida distribuzione, nisba; non potremo mai offrire ai nostri lettori l'impareggiabile comodità di poter accedere al nostro libro direttamente dall'ipad (o dall'iphone, o dall'ipod o da quel che sarà).
Personalmente, ho scelto il servizio di Simplicissimus, Narcissus, che offre diversi vantaggi:

1. Costo zero:  io posto direttamente libri in epub che ho già verificato che superano i controlli di epubcheck, e in questo caso non si paga nulla (invece si paga qualcosina per farsi convertire file word o pdf, e coi mancherebbe, è un lavoraccio abbastanza infame). Si paga invece una cospicua fetta (il 40%!) sulle vendite del nostro libro.

2. Servizi completi: volendo, Simplicissimus fa un buon editing editoriale del libro, assegna un codice Isbn a chi non ne ha uno suo, addirittura crea una pagina Facebook per il titolo; personalmente questi servizi non li uso, preferisco fare da me, ma io ho vent'anni di esperienza editoriale sulle spalle e posso contare sull'aiuto di mia moglie Angela, che è un editor professionista di una delle più grandi Case editrici italiane, se non fosse per questo, userei pure io questi servizi, eccome se li userei.

3. Flessibilità: in qualsiasi momento si possono cambiare le descrizioni dei libri, il prezzo di vendita, modificare il testo e via discorrendo.

4. Servizi fiscali: Come fare per pagare l'Iva e le varie tasse che un editore deve pagare, se non si ha né una partita Iva né tantomeno una casa editrice? La risposta è semplice e geniale: il nostro libro dal punto di vista fiscale è come se fosse edito da Simplicissimus, e noi fossimo gli autori. Quindi sulla base delle vendite, tolta l'Iva (del 21%, visto che gli ebook non sono libri pagano l'aliquota del software) e la quota della distribuzione, ci verranno pagarti i diritti d'autore, con tanto di ritenuta Irpef (del 20% sul 75% dell'imponibile, come dice la legge) che quando sarà ora di fare il 730, lì'Unico o quel che facciamo porteremo al commercialista o al CAF insieme al resto dei documenti fiscali. Sermplice, pratico lineare.

5. Visione oltre la punta del naso: Il servizio di Simplicissimus è molto sveglio e "nasa" per benino dove tira il fumo. Personalmente non ho nessuna voglia di comperare un ebook, ma ho spesso voglia di leggere un bel libro sul mio ipad. Simplicissimus offre un servizio molto intelligente, il noleggio, che permette di noleggiare un ebook per il tempo di leggerlo a 99 cent.

I difetti

Nessuno è perfetto, quindi pure Narcissus ha i suoi difetti. Primo è carissimo, il 40% è una bella fetta per distribuire un libro immateriale, che non ha bisogno né di camion né di facchini.
Ma la cosa più grave è che non c'è modo di mettere in distribuzione libri gratis. Questa è la cosa più fastidiosa, ma c'è di buono che Simplicissimus non chiede vincoli di esclusiva, quindi se qualcuno trova un servizio di distribuzione di ebook gratuiti me lo faccia sapere; personalmente, non son stato capace di trovarlo.

<Puntata precedente

lunedì 10 ottobre 2011

L'ebook ucciderà le note a piè di pagina?

L'angosciosa domanda se la pone addirittura il New York Times, in un articolo di Alexandra Horowitz.
Ebbene, cara Alexandra, ho una brutta, anzi pessima, notizia per te: l'ebook ha fatto fuori il concetto stesso di pagina.
E come possono esserci note a piè di quello che non c'è?.

Hai ragione quando dici che le note a piè di pagina, col loro presuntuoso obbligarti a andare in fondo allo scritto per leggerle, erano la nonna dell'ipertesto.
Ma oggi la nonna è all'ospizio. E abbiamo la nipotina, cioè l'ipertesto in forma smagliante. E se dobbiamo andare da qualche parte per approfondire la nostra lettura ci andiamo con un clic e ci torniamo con un altro clic. O una ditata, o una puntura di stilo.  insomma, spinti da un soffio di bit. E meglio ancora, con quella ditata-cliccata-stilettata possiamo andar fuori dal libro, nuotare in quel meraviglioso oceano di intelligenza che è Internet, e cercarci la soli le nostre note su Wikipedia, su Youtube, su un dizionario, su un altro libro, su quel che ci pare. Le note ce le facciamo noi lettori, quando ci servono, quando ci piacciono, quando ci viene l'ispirazione. E ce le personalizziamo  seguendo percorsi che l'autore non poteva nemmeno immaginare.
 Qui c'è un bell'esempio di come si possa navigare per pagine senza alcun bisogno di note o numeretti di riferimento.

Scusa la ruvida franchezza, ma chiedersi se l'ebook avrà bisogno delle note a piè di pagina, è idiota quanto chiedersi se la televisione avrà bisogno della buca del suggeritore.

venerdì 7 ottobre 2011

Come autoprodurre un ebook: seconda puntata

Nella prima puntata abbiamo visto due cose importanti:

  • Primo, che per fare un buon ebook ci vuole una buona idea.
  • Secondo, che  per fare un buon ebook non serve un editore e nemmeno una partita Iva; Anche la parte burocratica della gestione dei libri, come il famigerato Isbn, si può ottenere facilmente e a costi (quasi) ragionevoli.
Ora la questione è: come faccio? Nel senso, come trasformo la mia buona idea in un libro elettronico? E quanto mi costa?

Andiamo con ordine. Anzi no, cominciamo dalla fine. Quanto mi costa? è una bella domanda. Per fare un ebook ci  vogliono testi, immagini, magari pure musica e filmati, e software per gestirli.
E dov'è il problema, dirà qualcuno. Il software lo pesco nel torrente, le immagini le piglio da Google, i filmati me li scarico da Youtube e la musica la piglio dal mulo.

Nei miei ebook campeggiano queste parole, semplici e secche: 


Per scelta, questo libro non ha nessuna protezione contro le copie abusive (DRM).
La riproduzione, la copia e la distribuzione non autorizzata di questo libro è comunque proibita,
anche se il rispetto di questo divieto è più una questione di
lealtà, di buon gusto e di sensibilità dei lettori
che non una faccenda legale

E che facciamo, mettiamo in piedi un'attività che si basa sulla fiducia, il buon gusto e la lealtà, e poi siamo i primi a fare i furbi? Non se ne parla. 
La proprietà intellettuale si rispetta, perfino quella dei programmatori (Ehi, tu con gli occhiali e la faccia da nerd, sto scherzando! posa quel bastone). 
Quindi se non sappiamo disegnare le immagini le dobbiamo comprare; esistono servizi (io uso questo) che vendono a pochi spiccioli immagini per ogni evenienza; se non sappiamo suonare le musiche le dovremo pagare e se non sappiamo programmare il software lo dobbiamo pagare. 

Una questione di software
Uno dei programmi che vanno per la maggiore è Adobe InDesign. 
Usarlo per fare gli ebook è come usare un cannone per sparare alle mosche; è un programma professionale per l'impaginazione multipiattaforma, è estremamente potente e di conseguenza molto difficile da usare, gronda letteralmente di funzioni che per gli ebook sono peggio che inutili. E rischia di portare cocenti delusioni al principiante, che verosimilmente si consumerà la vista a impaginare pagine perfette e solo quando avrà l'ebook in mano vedrà che io 90% della sua faticosa impaginazione è andato a farsi benedire e il 10% rimanente romperà solo le scatole. E poi costa uno sproposito, anche se sul prezzo si può tirare un pochino; io ho usato biecamente la carta dello studente di mio figlio sedicenne per averne una copia al 90% di sconto, che sempre un bel salasso è, ma ragionevole (va bene giocare pulito, ma 3 mila euro per fare una manciata di ebook son davvero un delirio). Certo, inutile nasconderlo, InDesign è un gran bel programma e si rende molto utile... specialmente se l'appetito vien mangiando e dopo gli ebook ci si mette anche a fare qualche micro produzione di libri on demand, ma di questo magari ne parleremo poi. 
In verità, fare l'ebook richiede umiltà, pazienza e tanto tempo. Ci sono programmi e servizi online che promettono di trasformare direttamente un pdf in un ebook, ma  funzionano così così e solo su testi estremamente semplici; il classico romanzo senza immagini e senza voli pindarici nelle pagine.Se questo è il nostro caso, ottimo.
Se non lo è, abbiamo altre strade: una è farci convertire (a pagamento) il nostro manoscritto Word o Pdf da chi fa questo di mestiere.
Oppure, possiamo provare a codificare a mano il nostro libro. Non è facile, ma si imparano un sacco di cose.

Quanta pazienza!
Il formato ebook è sostanzialmente un dialetto Html (che si chiama Xhtml), quindi il nostro libro elettronico i teoria possiamo vederlo come se fosse un sito Web; ogni documento Html è un capitolo separato. 
Quindi nulla vieta di preparare il nostro libro come fosse un sito, usando un editor Html e poi convertirlo in Epub con dei programmi apposta: io mi trovo molto bene con Epubmaked di Epingsoft, che è un'utility molto essenziale, pulita che trasforma in ebook documenti Html e anche Word. Personalmente trovo più interessante la conversione dei documenti html, che permettono un controllo molto preciso sul codice del libro.
Il guaio è che come dicevamo, il formato Epub non è esattamente Html: è un dialetto Html. 
E qui son dolori, perché quello che funziona benissimo su un sito, rischia di funzionare male o non funzionare affatto su un epub. è vero che il convertitore da html a epub dovrebbe pensarci lui a convertire ogni costrutto Html valido nel corrispondente Xhtml e  poi impacchettarlo nell'epub. E ci saranno sicuramente programmi che lo fanno bene. Ma io uso Epubmaker, che spesso scivola sulle bucce di banana: tra gli errori più comuni, la mancanza dei paragrafi <P> e </P>, che il mio editor Html (Nvu) accidenti a lui non mette, mentre Xhtml pretende; oppure gli anchor per le note, che con html si definiscono usando <a name="nota"> mentre in Xhtml "name" non è supportato e si deve usare <a id="nota">. Questioni di lana caprina?
Certo.
Ma il guaio è che se l'epub non è più perfetto sotto il profilo tecnico, non sarà possibile validarlo, cioè fargli passare il controllo automatico del famigerato epub check. E senza validazione non si può mettere l'ebook in commercio. 
Anche se ci sembra che funzioni benissimo, i servizi di distribuzione ce lo sputeranno fuori.
Sull'altro piatto della bilancia, codificando a mano l'epub possiamo avere un controllo strettissimo su ogni dettaglio del nostro libro, e grazie ai fogli di stile esterni possiamo facilmente gestire la veste editoriale e la coerenza stilistica dei singoli volumi e delle collane.

Ricapitolando, ci sono molti modi per trasformare la nostra idea in un libro elettronico: 
  1. Con Adobe InDesign, si può passare da un libro impaginato per la carta o il Web all'epub;
  2. Con utility e servizi online gratuiti si possono trasformare automaticamente in epub testi in word o pdf;
  3. Possiamo passare i manoscritti ai centri servizi che si occuperanno loro di trasformarli in epub. In particolare, i siti che mettono in commercio le autoproduzioni offrono sempre questo servizio;
  4. Chi fa da sé fa per tre, con qualche utility, un pizzico di esperienza nell'html e tanta, tantissima pazienza possiamo fare tutto da noi, a mano. Non è il sistema più veloce, e forse neanche il più efficiente. Ma ci insegnerà un sacco di cose.


mercoledì 5 ottobre 2011

Come autoprodurre un ebook: prima puntata

Dopo aver tanto letto, tanto scritto e tanto banfato sugli ebook, non può che venirti la voglia di fartene uno tutto tuo: dall’idea alla realizzazione alla pubblicazione alle vendite e al piacere di vedere il conto in banca gonfiarsi a vista d’occhio spinto dalle decinaia e decinaia di copie vendute.

Cos'ha un ebook in più rispetto a un libro?
Giusto in questi giorni, il frutto di parecchie fatiche masalesche (reali) è arrivato nelle librerie (virtuali).
Si chiama “Fine del mondo? Grazie, ma ho da fare” ed è un libro-gioco a quiz che partendo dalla profezia dei maya che ci vuole tutti estinti nel 2012, fa immedesimare il lettore nei protagonisti delle più belle fini del mondo sognate dal cinema, dai fumetti, dai romanzieri: sulla base delle risposte, si costruisce un percorso nell’Armageddon e alla fine si scopre se ci si salverà o ci si estinguerà, e soprattutto come ci si salverà o ci si estinguerà. Insomma, più facile provare che non spiegare, qui c’è una demo che val più di mille parole.
D'altronde, non è dell’ebook in sé che vogliamo parlare, ma dell’esperienza dell’autoproduzione.
Il Masali scrive romanzi dal ’95, quindi ha una certa esperienza di cosa succede a pubblicare romanzi in Italia e all’estero con editori di tutte le dimensioni, da Mondadori all’autoproduzione senza manco un foglio di carta, appunto. L’idea di partenza non è mia, è di Angela Andò, ed è geniale: usare l’ebook per quello che ha da offrire in più rispetto alla carta. In questo caso, l’interattività: i libri-gioco che creavano percorsi tra le pagine di carta non sono una novità. Ma lasciarsi teletrasportare dai link da un quiz all’altro è indubbiamente più comodo e divertente.

Il mistero dell'ISBN
Curiosamente, chi vorrebbe incominciare ad auto prodursi, spesso si ferma davanti a un dettaglio insignificante: il codice ISBN.
Un oggetto magico e misterioso che si presume solo una cerchia di iniziati, gli Editori, possono possedere.
Tant’è vero che i tanti furbetti che si spacciano per editori ma sono solo centri servizi che rivendono a caro prezzo il lavoro delle copisterie, si premurano di assicurare che “forniranno al libro un vero ISBN”, come se ne esistessero di falsi.
La cosa fa alquanto ridere, visto che è assolutamente vero che ogni ebook deve avere un ISBN, che come la targa della macchina non fa altro che assegnare un codice univoco al libro (o all’ebook che sia) in modo che quando finirà nelle librerie digitali non si perda nei meandri della rete e ogni titolo sia associato univocamente a un editore.
Ma è altrettanto vero che chiunque può avere il suo, anche senza avere nessunissima partita Iva o nessunissima casa editrice. Basta avere in tasca 30 euro (+ iva 21%) per la tassa di adesione al sistema ISBN; dopo di che, si compera un lotto di 10 codici ISBN per 45 euro, sempre più iva al 21%. Non esattamente economico, anzi, piuttosto salato. Ma tutto sommato si può sopravvivere, e si compra comodamente online da qui.
Il Masali ha comperato i suoi codici per sboronaggine ma -come vedremo nelle prossime puntate- il salasso si può tranquillamente evitare: visto che i codici ISBN sono come i fagioli venduti all’ingrosso, più ne compri e meno li paghi, i servizi di autoproduzione per pochi spiccioli possono appiccicare un loro ISBN al nostro libro e liberarci dall’incomodo.
A cosa servono i servizi di autoproduzione, come sceglierli e perché sono indispensabili, sono tutte cose che vedremo nelle prossime puntate. Per il momento, concentriamoci sull’essenziale: trovare una bella idea per un grande ebook.
Parliamone!

Prossima puntata>

CHI SIAMO

Esploriamo insieme le potenzialità del libro elettronico: ecologico, democratico, ricco, multimediale, affascinante.
Sarebbe un peccato pensare al libro elettronico semplicemente come a un modo complicato per leggere libri nati e pensati per la carta.
L'ebook non è un libro con l'interruttore. È un modo totalmente nuovo di scrivere, di fare cultura, intrattenimento e letteratura.
Pennyebook, amici dell'ebook nasce per sperimentare le scritture del nuovo millennio, per riempire di contenuti i lettori digitali, per inventare una nuova arte.

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Editor: Luca Masali
Direttore editoriale: Angela Andò