giovedì 6 giugno 2013

Caso Apple-ebook, i grandi editori in tribunale: "Siamo vittime del bullismo di Amazon"

Comunque andrà a finire il braccio di ferro tra la giustizia americana e Apple, accusata di aver fatto cartello per con i grandi editori mondiali per impedire a Amazon di fare robusti sconti sui prezzi degli ebook, insegnerà l'importanza di regole nuove nel mercato dei contenuti digitali. Regole  per evitare l'abuso di posizione dominante da parte di una manciata di player giganteschi, potentissimi, con fatturati più simili a quelli di una nazione che a quelli di una azienda, per quanto grande. 
La bilancia della giustizia a stelle e strisce più che garantire i diritti dei  librai indipendenti, dei lettori, dei piccoli editori e degli autori sembra chiamata a scegliere tra due monopoli avversari, quello di Apple e quello di Amazon. "Regni combattenti", sono stati definiti, così forti da riuscire a stritolare perfino i più grandi editori del mondo. E ora in tribunale si schierano a fianco della Mela contro Amazon.



David Shanks, capo di Penguin Group Usa e Carolyn Reidy, amministratore delegato di Simon & Schuster, in aula accusano senza mezzi termini Amazon di bullismo: sarebbe stata proprio l'aggressiva politica di sconti della superlibreria, intenzionata a fissare i prezzi dei libri digitali  infischiandosene della politica dei prezzi degli editori, a spingere i grandi gruppi editoriali tra le braccia di Apple e del suo modello Agency, un contratto che non permette alle librerie online di eccedere con gli sconti. E quando gli editori hanno cercato di trattare con Amazon, apriti cielo: "Si sono scaldati, hanno urlato e minacciato" ha detto David Shanks. "E' stato un incontro davvero spiacevole".
Gli editori, inizialmente accusati insieme ad Apple, si sono sfilati dal processo risarcendo i loro lettori con 163 milioni di dollari, ma adesso si dichiarano vittime di Amazon e spianano la strada alla difesa di Cupertino, unico imputato rimasto, che sostiene la correttezza del suo modello Agency e afferma che non si è trattato di un accordo sottobanco ma di una logica reazione alla luce del sole allo strapotere di Amazon stessa. Che si difende attaccando: a loro dire, il modello Agency era "un tentativo dei grandi editori di rallentare il successo del Kindle", almeno secondo Russell Grandinetti, uno dei dirigenti Amazon coinvolti nel progetto dell'ereader. 
Mentre nel tribunale di New York volano i coltelli, il business deve continuare. E nonostante le pesantissime accuse reciproche, Amazon e Simon & Schuster trattano. Guarda caso, siglando un accordo che, tra clausole minuziose e sfumature bizantine, ricorda molto da vicino il modello Agency di Apple.

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