giovedì 31 maggio 2012

Basta con le librerie. Vendiamo i libri nei siti amatoriali


Ci sono due rivoluzioni in atto nel mondo dell’editoria. Una piccola, che si chiama e-book. E una grande, che si chiama Print on Demand.
Qui il libro di carta viene stampato e rilegato solo quando qualcuno l’ha comperato. Ricordo una vignetta fantastica di Snoopy, che riceveva una lettera dal suo editore: Caro autore, abbiamo deciso di pubblicare il tuo romanzo. La prima tiratura sarà una copia. Se la venderemo, ne stamperemo un’altra”. Ecco, questo è esattamente lo spirito e la sostanza del print on demand. 
Sostanzialmente, ebook e print on demand rispondono allo stesso bisogno: distribuire libri che interessano molto a pochissime persone sparse nel mondo, o più modestamente, in Italia. 

Una volta sarebbe stato impossibile fare un libro che ha un mercato potenziale di poche centinaia di appassionati, sparpagliati tra Lampedusa e Merano: i costi di stampa, di spedizione e di distribuzione avrebbero reso l’operazione semplicemente folle. Oggi col print on demand chiunque può scrivere un libro, impaginarlo e venderlo attraverso Amazon  per raggiungere chiunque lo voglia leggere. Io stesso ci ho provato, con un libro che interessa la nicchia di una nicchia: gli aeromodellisti che fanno modellismo dinamico e si interessano ai jet. Roba da ridere a pensare quanti saranno: io sono un aeromodellista sfegatato, e a Milano ne conosco cinque o sei di modellisti che fanno jet elettrici a ventola intubata. A Milano. Figuriamoci se un editore può essere così pazzo da fare un libro per così poca gente. Eppure, col print on demand questo libro è arrivato a centinaia di appassionati: la prima copia l’ha comprata un appassionato di Napoli,  l’ultima un amico di Vicenza. Ovviamente è l’unico libro in Italia, e forse anche al mondo, a trattare un argomento così microscopico. Ci sta andando così bene che pensiamo di fare altre micro edizioni on demand: la collana passion Fruit, grandi passioni, pochi appassionati.
Questa esperienza mi fa pensare che il meccanismo per distribuire i libri elettronici, che siano ebook o stampe print on demand, fa acqua da tutte lòe parti. Biblet, Ultima Books (in parte, poi vedremo perché) Bol, Iol eccetera eccetera non fanno altro che creare una superlibreria online e aspettare che i lettori ci cascino dentro, andando a setacciare database smisurati e poco interessanti: i libri in vetrina son sempre quelli, una manciata di bestseller, e dentro un database smisurato dove solo il cielo sa cosa c’è.
Questo non è il modo migliore di far arrivare il libro al lettore. Uno che è appassionato che so, di aeroplani, oltre a interessarsi del suo specifico hobby, sarebbe sicuramente incuriosito da un libro come “IBiplani di D’Annunzio” di Masali, tanto per non far nomi. Un appassionato di fotografia, oltre che provare orgasmo per il manuale della Leika, sicuramente si soffermerebbe a leggere la quarta di copertina di “Morte di un fotografo”, se non altro per darsi una toccatina, un pescatore della domenica potrebbe sorridere e leggere un capitolo di “la filosofia della sardina”, per conoscere meglio l’avversario.  Ma come li trovano costoro i libri che che potrebbero fargli scoccare la scintilla? Chi mai spulcerebbe il catalogo di Amazon fino alla 114.885esima posizione, l’abisso dove nuota la sardina? O scatterebbe una foto al record 73.395, dove incontriamo la morte del fotografo? O anche solo al 4.313 posto, dove oggi volano i biplani del Masali?

Fare mille librerie specializzate
Nessuno, ovvio. Le grandi librerie online sono come sarebbe il web senza Google che ne estragga un significato: un oceano stupidamente grande di cose assolutamente inutili, salvo quella piccola manciata che serve a noi. Come far incontrare il biplano a chi si appassiona di aerei, le sardine ai pescatori, i fotografi morti a quelli vivi? Ovvio, facendo mille piccole librerie specializzate, con un centinaio di titoli, ma anche molti meno, anche solo due o tre, e facendole arrivare dove ci sono i potenziali lettori. Invece che spiaccicare tanti banner pubblicitari a casaccio, perché un forum di pescatori non potrebbe vendere libri per pescatori? Non dico solo manuali per la pesca alla trota o sulla scelta del mulinello, dico anche Il Vecchio e il mare di Hemingway, o la sardina di cui parlavamo prima. Un sito di aeromodellisti, o di appassionati di deltaplano, potrebbe benissimo proporre Masali, certo, ma anche Bach del gabbiano Jonathan Livingston o il piccolo principe, che tutti gli appassionati sanno che è stato scritto da un grande pilota. Visto che i libri sono selezionati, gli utenti del sito molto probabilmente sarebbero invogliati non solo a comperare i libri, ma anche a commentarli tra loro, a fare delle biblioteche condivise, magari a prestarseli tra loro. Insomma a fare un po’ di quel social shopping che chi vende magliette conosce e sperimenta, mentre chi vende libri pare ignorare. Un pochino, giusto un pochino, lo fa Ultima Books che consente ai siti di inserire una finestra chiamata Ultima Booth dove vendere  un libro. 
Ma è poco più di un link, non ha nessunissimo strumento social e soprattutto non remunera in alcun modo il sito che lo ospita. Insomma, non serve a nulla se non a gratificare l’ego dell’autore, l’unico al mondo che potrebbe essere interessato ad aprire tale finestra sul suo blog personale. Per adesso, si intende: intanto il seme è stato gettato. Se son rose, fioriranno 

3 commenti:

  1. Allora: prima di tutto fammiti urlare BRAAAAAVOOOOO!!! Condivido TUTTO quello che scrivi qui, e sono certo che i libri si venderanno sempre di più online nelle non-librerie, ma lì dove le persone già si ritrovano e conversano in base ai loro interessi.

    Poi fammiti dire grazie perché citi come unico (piccolissimo) segnale in questa direzione la nostra "finestrina" (noi la chiamiamo Ultima Booth, che poi vuol dire bancarella) che ciascuno si può copiare e incollare nel suo sito.

    Poi fammiti dire che è per l'appunto un piccolissimo segnale, perché in realtà ci stiamo attrezzando per fare in modo che chi vuole possa aprire NEL SUO SITO una vera e propria libreria specializzata, secondo i SUOI criteri, e "fare a mezzo", noi e lui, dei guadagni.

    Infine però fammiti tirare le orecchie: citi i nostri ultra-acerrimi nemici di Bookrepublic ;), quando invece noi siamo quelli di Ultima Books, ultimabooks.it, che è la libreria di Simplicissimus Book Farm, e non di Bookrepublic! :)

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Scusa antonio, quanto son pistola, correggo subito :D

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