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Il problema piú serio nella nostra vita su quell’isola era che non avevamo quasi nulla da fare. Non lavoravamo, non conoscevamo nessuno. Non c’erano cinema né campi da tennis. Non c’erano libri da leggere. Essendo partiti dal Giappone in fretta e furia, non avevamo pensato a farne una scorta. I due romanzi che avevo comprato all’aeroporto li avevo già letti due volte, la raccolta di tragedie di Eschilo che si era portata Izumi pure, e ora non mi restava piú niente.
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